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La volatilità fa oscillare i tuoi investimenti? Non basta dare un’occhiata al VaR con il tuo c. f.!

By febbraio 15, 2022 No Comments

Lei: “è arrivata la posta della banca. Che significa -profilo prudente- “?
Lui: ”dicono che si rischia poco perché il VaR è basso”.
Lei: “ … e allora spiegami come mai i nostri risparmi sono calati tanto”?

non si scende in corsa

Il luna park offre molti divertimenti, si va dalla giostra alle montagne russe ma le regole sono identiche: non si può scendere in corsa. È la reazione agli eventi che fa la differenza tra divertirsi o farsi male. “Ogni giorno, quello che scegli, quello che pensi e quello che fai è ciò che diventi” Eraclito. Il tema della scelta riguarda anche il risparmiatore che si reca in banca per allocare i propri investimenti. Qui prendere decisioni, tra le molte alternative, è tutelato grazie all’istituzione della consulenza finanziaria che ha dato centralità all’interazione umana e che ha l’obiettivo di identificare i progetti di vita del cliente, misurare dove stanno, definire le strategie ed individuare i portafogli corretti in base al proprio profilo rischio/rendimento. Un po’ come stabilire in quale modo andare a Roma conoscendo l’orario di arrivo, i bagagli, i costi, il mezzo e altre variabili personali.

quale porta aprire?

Una volta fatta la raccomandazione personalizzata, ultimato il progetto, si approda al monitoraggio, una fase in cui diventa sconsigliabile prendere decisioni umorali, che possono indurre a “scendere in corsa”. È invece normale che le esigenze possono evolvere nel tempo, magari a causa dell’avvicinamento degli obiettivi, o dell’insorgenza di nuovi bisogni. Sarà opportuno quindi modificare il portafoglio probabilmente spostandosi da fondi azionari a fondi a minor volatilità, come quando il disc jokey cambia genere musicale dal rock’n’roll al tango. Come avviene in altri ambiti, i difetti non risiedono tanto nello strumento quanto nell’uso che se ne fa.

Inoltre possono presentarsi fisiologiche oscillazioni dei mercati che si ripercuotono sugli investimenti; ciò implica salite e discese dei portafogli, di ampiezza variabile in base al profilo. La volatilità misura proprio l’intensità delle variazioni subite dal valore di un titolo o di un portafoglio in un determinato periodo di tempo. Se ad esempio un’azione ha avuto una volatilità del 20% nel corso dell’ultimo anno, vuol dire che in media la distanza del suo valore dal suo prezzo medio è stata del 20%. La rischiosità di un evento è difficilmente comprensibile e spesso molte persone si fermano alla generica sensazione che le cose vadano male senza definirne le implicazioni. Invece nel campo degli investimenti servono misure chiare che siano in grado di quantificare il rischio.

Rispetto al più famoso Video Assistant Referee o VAR usato in ambito calcistico o al Var di ciclistica memoria, nel nostro caso viene spesso usato il VaR:” indicatore di rischio che misura la perdita che non sarà superata con un determinato livello di confidenza in un certo orizzonte temporale”, si legge nel Glossario di Borsa Italiana. Negli “approfondimenti” si legge la sua utilità: “Il value at risk (VaR) è un indicatore di rischio utilizzabile nelle decisioni finanziarie …”.

Il VaR inizialmente prese il nome di CaR Capital at Risk e ci riporta alla crisi del 1987. Dopo il 19 ottobre, quando il mercato azionario USA perse più del 20%, D Weatherstone, CEO di J P Morgan, aveva bisogno di un report che contenesse, in unica pagina, un valore per ogni asset class; ovvero un indicatore che facesse comprendere il rischio di perdita a cui era sottoposta la banca con un valore di confidenza e probabilità. È stata creata una misura che sintetizza, in un singolo numero, questi importanti aspetti e che risponde a una semplice domanda:” quanto possono andare male i miei investimenti?”. La stessa Consob chiede di indicare il VaR nel KIID, informazioni chiave per gli investitori, per tutti quelli strumenti di risparmio gestito la cui tipologia non prevede uno specifico parametro di riferimento cioè il benchmark.

Potremmo dire che, con una probabilità del 100%-x, non perderemo più del Y% del portafoglio nei prossimi n giorni. Il VaR però non ci dice la perdita peggiore, né la distribuzione delle perdite nella coda sinistra; inoltre è soggetto all’errore di campionamento. In concreto si prende la distribuzione, che deve essere normale, primo grosso difetto del VaR spiega D Bernardi, e si stima quale dovrebbe essere la perdita che, nel 5% dei casi, potrebbe essere maggiore del valore indicato. Inizialmente veniva utilizzato l’intervallo di confidenza del 95%, pari a due volte la deviazione standard, poi si è passati al 99% pari a quasi tre volte la deviazione standard.

Tradotto: se diciamo a qualcuno che ha il 99% di probabilità giornaliera di non perdere il 2% del capitale, cosa capisce questa persona? Capisce che non perderà mai più del 2% del capitale, mentre in realtà gli stiamo dicendo che sicuramente nell’arco di due anni almeno una volta perderà più del 2%, e che non si può stimare quanto più del 2%. Potrebbe essere anche 8% in un giorno e il VaR non ha sbagliato la stima.

Inoltre si deve dire che il VaR è una derivata della normale dei rendimenti, ovvero dalla media e dalla varianza della distribuzione; questo significa che se la varianza aumenta, a causa di una perdita che ne ha alzato il valore, aumenta anche il VaR, ma quando accade ormai il portafoglio è già calato. Ecco una seconda limitazione, quella di indicare ex post quale rischio si è corso, a “frittata” già avvenuta; ne consegue che è fuorviante attendersi un aiuto ex ante, che eviti di perdere, perché l’evento estremo non è considerato nella media e nella varianza stimate.

Continuando nell’esempio un investimento può scendere del 1,5% per 10 giorni consecutivi ed il VaR non è mai stato forato, ma l’investitore che pensava di non perdere mai più del 2% è molto arrabbiato con chi gli ha fatto questa stima poiché ha perso oltre il 15% del suo capitale. Scopre così di aver sottostimato clamorosamente i rischi e di essersi incautamente esposto all’azzardo come sostiene N N Taleb sul libro Il Cigno Nero.

I difetti di questa misura basata sui prezzi storici si sono via via evidenziati con il procedere delle varie crisi di borsa. Ma il problema forse sta nel fatto che alcuni, forse vittime del conflitto di interessi, fanno un errato utilizzo commerciale del VaR comunicando al cliente una stima “addolcita” del rischio di portafoglio. Si generano così incomprensioni che, a loro volta, causano seri problemi reputazionali che poi sfociano in una perdita di fiducia nella consulenza finanziaria. Da qui a lasciare i propri risparmi nel conto corrente il passo è breve per lo scoraggiato risparmiatore.

Come in tutte le situazioni complesse, in cui sono in ballo molte variabili, spesso il cervello va in sovraccarico da scelta; si verifica che più è opprimente la decisione maggiore è il desiderio di semplificare quindi si decide … di non decidere. Invece investire è necessario per contrastare la svalutazione dei propri risparmi ed è sbagliato rimandare. Occorre uscire dal banco di nebbia che impedisce di vedere l’orizzonte e salire in montagna per osservare distintamente tutti gli obiettivi al fine di progettare il modo per raggiungerli. Da quella postazione privilegiata si comprende l’entità, e forse la limitatezza degli ostacoli che si frappongono nel percorso verso la meta, e si acquisisce sicurezza nel proprio programma che nell’ambito della consulenza finanziaria è la raccomandazione personalizzata.

I servizi consulenziali di pianificazione finanziaria assicurativa e previdenziale vertono su temi che hanno un potenziale valoriale morale molto elevato, dice G Megale, e necessitano di notevole qualità per garantire buoni esiti finali. Infatti la definizione degli obiettivi di vita e le relative priorità della pianificazione impattano significativamente sulla vita dell’utente, sulla sua famiglia ma anche sulla società nel suo complesso.

Di certo l’individuazione dei bisogni, come l’accantonamento per l’università dei figli o la creazione di una riserva per l’acquisto della casa, è ben nota in famiglia ma chi riporta questa esigenza in banca, abitualmente, è uno solo, spesso il marito. Si verifica poi che, in certi momenti di mercato, quando c’è da spiegare una grossa oscillazione negativa, si creino difficoltà di comprensione e che, chi non ha mai partecipato attivamente agli incontri con il consulente, non interpreti correttamente il messaggio. Ben venga allora una maggior condivisione, allargata a tutti gli interessati, al fine di recepire, non solo gli strumenti usati per il raggiungimento degli obiettivi, ma anche il significato del monitoraggio.

condivisione o disaccordo

Proprio in questa fase è possibile effettuare i controlli e verificare gli opportuni aggiustamenti. Come durante la guida si tiene conto del rischio ghiaccio e di tutti gli altri allarmi della strumentazione dell’auto, non solo il “conta-VaR”! In certe occasioni, per affrontare strade sterrate, è necessario proprio un “cambio di automobile”: lasciare la Ferrari e proseguire lentamente con un suv. Fuor di metafora a volte si deve ridurre la volatilità del portafoglio a favore di strumenti più tranquilli.

“conta VaR”

In generale comunque è necessario dare il tempo ai nostri investimenti di “lavorare per noi” rivalutandosi come da programma. È buona regola evitare di cadere nell’overconfidence bias come quando si “spinge sul gas” pensando che il mercato sia sceso comprando più azionario o vendere credendo che sia salito troppo. Sarebbe come far entrare a gamba tesa la soggettività in un piano costruito dopo una attenta valutazione. “La volatilità che ottieni dalle azioni e l’illiquidità che ottieni dagli immobili sono i prezzi ce paghi per gli alti rendimenti che offrono. Non è gratuito …” J M Brown. In definitiva la volatilità non è una cosa positiva o negativa in sé in quanto le oscillazioni fanno parte del processo d’ investimento; anzi le fasi discendenti di mercato sono ben viste dai sottoscrittori dei pac che accumulano a prezzi calanti.

Il principale problema per l’investitore, e anche il suo peggior nemico, è, probabilmente, sé stesso disse B Graham. “Gli investitori devono ricordare che la volatilità a breve termine è il prezzo per la sovra performance a lungo termine. Come ha affermato il premio Nobel D Kahneman: “se possedere azioni è un progetto a lungo termine per te, seguire i loro cambiamenti costantemente è una pessima idea. È la cosa peggiore che tu possa fare”. Potremmo aggiungere: a patto che si sia scelto un portafoglio di qualità con strumenti in grado di battere i benchmark.

Ecco, l’emotività interferisce nelle scelte riguardanti la gestione dei portafogli in quanto ogni persona ha un proprio modello di denaro e di intelligenza finanziaria in mente che sono legati all’intelligenza emotiva, cioè alla consapevolezza e alla gestione delle emozioni nelle scelte riguardanti l’economia. Ci piaccia o no i soldi sono un argomento in cui la psicologia ha un ruolo a volte decisivo pertanto le decisioni si devono prendere con razionalità, perchè è proprio questa qualità della mente che va ad influire enormemente sulla nostra vita.
“Quando i mercati salgono siamo persuasi che saliranno sempre. Quando i mercati scendono ci convinciamo che scenderanno sempre. Questo è il limite del gregge” C Capuano. Allora, come si legge nel sito Vanguard: quando si tratta di investimenti a lungo termine disciplinati e basati su piani corretti, il tempo è dalla propria parte; ignorare la volatilità è beatitudine.

Marco Biagioli

Author Marco Biagioli

Marco Biagioli, consulente finanziario e pubblicista, collabora a diverse testate finanziarie. tel 3483856053

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