
“Il corpo come luogo in cui essere presenti” Pocceschi Berti
Il miglior posto per far emergere il nostro IO, trovare la propria centratura e vivere nel famoso presente.
Disse Foucault:” a quel luogo che Proust torna a occupare … a ogni suo risveglio, non posso più sfuggire … non posso cambiare luogo senza di lui, non posso lasciarlo là dov’è … posso pure andarmene in capo al mondo … lui sarà sempre là dove sono io … è al centro del mondo questo piccolo nucleo utopico a partire dal quale sogno, parlo, procedo, immagino, percepisco le cose al loro posto e anche le nego attraverso il potere infinito delle utopie che immagino…”.
Oggi si parla di sistema cervello-corpo con la sua dimensione affettiva. Ovvero un “corpo vivo”, spiega Gallese, che permette di riconoscere nell’altro il nostro sentire, agire, emozionarsi, cioè l’esperienza sinestetico- multimodale. Il corpo quindi non è solo biologia, è un costrutto sociale, fa parte del linguaggio condiviso e contribuisce ad esprimere la nostra identità sociale. Dà luogo all’immagine corporea, anch’essa un costrutto multidimensionale che include aspetti percettivi, cognitivi, emotivi e comportamentali. Quando è negativa risulta fattore prodromico all’instaurarsi di disturbi alimentari.

Affettività nella visione
Il corpo è nella testa? In parte è così: siamo talmente abituati a pensare che abbiamo dimenticato come abitare il corpo, ormai diventato una sorta di accessorio ingombrante, un’appendice della mente o una proprietà. Piuttosto è una dimensione dell’esistenza che mi fa dire: non ho un corpo ma sono un corpo. Forse il miglior modo di parlarne è quello di non distinguerlo dal soggetto perché, come avrebbe detto Merleau-Ponty, io sono tutto ciò che vedo, sono un campo intersoggettivo, non malgrado il mio corpo e la mia situazione storica, ma viceversa essendo questo corpo, questa situazione e tutto il resto attraverso di essi.

Chi è l’Io?

Super io
Invece di raccontarci “non ho tempo” domandiamoci se l’azione che svolgiamo va a lavorare per i nostri scopi o per quelli di qualcun altro. Spesso, dice Mazzucchelli, non spendiamo tempo, energie, attenzioni e denaro in maniera coerente con i valori che abbiamo scelto in quanto problemi di stress, relazioni, time management, subdole imposizioni, indecisione ce ne allontanano e la nostra vita se ne disallinea. Occorre posare lo sguardo all’interno, ascoltare la voce del corpo per accedere ai propri sogni e desideri e lasciarsi orientare nelle scelte; affidandosi al corpo, alla sua saggezza innata per entrare in contatto con l’io profondo.
Durante la giornata, però, innumerevoli distrazioni giocano contro ed il corpo va ad occupare un posto secondario nella nostra scala dei valori. O forse subisce la complessità della società “fluida”, dell’eccesso di “virtuale” dello stress o dell’alienazione. “La maggior parte delle persone sono altre persone. I loro pensieri sono opinioni di qualcun altro, la loro vita un’imitazione, le loro passioni una citazione.” Wilde.
A riguardo Bellezza ci ricorda che una volta era l’ozio a indicare privilegio. Infatti Veblen nel XIX secolo scriveva: “La palese astensione dal lavoro è il segnale convenzionale di uno status pecuniario superiore”. Oggi è l’opposto perché avere molti impegni significa avere un alto valore sul mercato. Gli status symbol tradizionali hanno il potere di farci sentire membri di un’ élite ma sono pur sempre oggetti esterni. Essere richiesti, invece, è legato più strettamente alla nostra individualità, ci dice che valiamo molto. Come esprime una famosa pubblicità: “Le persone che non hanno tempo, trovano il tempo di leggere il W S Journal”.
Lo stress, il male del secolo, riguarda nove italiani su dieci e si concreta in reazioni fisiologiche innescate da pseudo minacce. La nostra mente, adesso come nella preistoria, reagisce rapidamente ad un pericolo mettendo il corpo nelle condizioni di lottare o scappare per sopravvivere. Allo stesso modo noi rispondiamo ai “pericoli virtuali” come se vedessimo un leone dietro l’angolo. Cioè con una scarica di adrenalina la cui energia rimane potenza inesplosa visto che non determina una fuga e conseguente rilassamento. A ciò si sommano pensieri nocivi, paure, pensieri pesanti o cattive abitudini mentali che ci fanno interpretare la realtà in base ad alcuni filtri interiori non congruenti. Pertanto tra una frustrazione sul lavoro e il nervosismo del traffico ci perdiamo il presente e facciamo ammalare il corpo. “Gli uomini non sono prigionieri dei loro destini, ma sono solo prigionieri delle loro menti” Roosvelt.
Fromm definì l’alienazione come una forma di auto estraniamento nella quale l’individuo non riconosce sé stesso se non come una misera cosa. Non è neanche più in grado di percepirsi alienato, anzi, nell’età della tecnica, diventa un dissociato. “Più potere ha sulle macchine più imponente diventa come essere umano; più egli consuma, più diventa schiavo della necessità … che il sistema industriale crea e manipola”. L’uomo è sottomesso ad una vita fittizia e diventa un essere docile, fragile, disciplinato; una creatura dominata principalmente dai suoi riflessi condizionati. Sintetizza Pirandello: “ciò che conosciamo di noi è solamente una parte, e forse piccolissima, di ciò che siamo a nostra insaputa.” È importante allora capire il potente ruolo salvifico della nostra parte sommersa; dare importanza alle emozioni, che non sono pensieri ma veri eventi corporei. “Era verde di rabbia”, “Mi si sono drizzati i capelli in testa”, “Avevo un peso nello stomaco”, “Mi sono cascate le braccia”, “Mi si è aperto il cuore”, “Mi sono sentito sollevato”.

Cos’è un’emozione
Una scomoda verità è che continuiamo a vivere portandoci dietro una persona sconosciuta per tutta la vita: noi stessi. ”In ognuno di noi vi è un altro, che noi non conosciamo e che ci parla attraverso il sogno, comunicandoci come egli veda diversamente da come ci vediamo noi. Per questo motivo, se ci troviamo in una condizione difficile e senza uscita, l’estraneo, l’altro, può talora fornirci una luce, che sarà meglio in grado di modificare radicalmente il nostro atteggiamento dice Jung. Bene facciamolo emergere, adesso, ci aiuterà anche in tema di salute.
Dice Berrino: “il nostro organismo è stato progettato nel corso di milioni di anni e poi costruito in nove mesi per ritrovare l’equilibrio in qualunque situazione, ma va incontro a deterioramenti che dipendono dalle difficoltà in cui lo mettiamo”. La nostra salute dipende anche da fattori che non danno dolori o sensazioni. Ad esempio nell’apparato digerente un secondo cervello produce il 95% della serotonina cioè l’ormone della felicità. Un’alterazione della connessione tra barriera vascolare intestinale e quella del plesso coroideo sembrerebbe essere spesso associata a certi disordini comportamentali come ansia e depressione. Dice Rescigno:” … abbiamo documentato il meccanismo che blocca l’ingresso nel cervello dei segnali infiammatori originati nell’intestino … a tale fenomeno è spesso associata l’insorgenza di stati d’ansia … questo significa che tali condizioni del sistema nervoso centrale sono parte della malattia e non solo manifestazioni secondarie”.
Allo stesso modo gli sconosciuti e riservati mitocondri, che non stanno su Marte ma nella cellula, adesso stanno lavorando in silenzio e generano energia. Senza di essi non si dimagrisce perché rendono possibile l’utilizzo dell’ossigeno a scopo energetico. Sono una specie di forno brucia grassi e il loro numero cresce con l’aumento dell’attività fisica. Grazie anche ad uno studio finanziato dalla Unione Europea, il progetto Mimage, sappiamo che hanno un ruolo importante nell’invecchiamento.

Giudizio
Anche di fronte a temi importanti, però, non riusciamo a concentrarci e pensare una strategia efficace. Hesse fece dire a Siddarta che ognuno può compier opera di magia, può raggiungere i propri fini, se sa pensare. Ovvero se ha delle buone regole per il processo decisionale, delle buone domande da porre a sé stesso e agli altri. Normalmente invece l’attività cerebrale lavora incessantemente producendo circa 6200 pensieri al giorno di solito dedicati al passato o al futuro. La mente vaga altrove per circa il 46,9% ed oltre il 90% del nostro tempo lo passiamo con il “pilota automatico” nei confronti degli eventi della vita. E ancora il 95% dei pensieri sono gli stessi del giorno precedente e meno di 1/3 delle persone sa quale emozione sta sperimentando in un determinato momento.

Vediamo solo a metà

Guardare il passato
Per vivere nel momento presente è utile la Mindfulness: scegliere di rivolgere tutta la propria attenzione a ciò che sta succedendo nel qui ed ora, con un atteggiamento curioso, aperto, non giudicante. Questo “allenamento dell’attenzione” potenzia le aree del cervello preposte alla concentrazione e depotenzia le parti legate alle risposte di tipo reattivo. Consente di radicarci nel momento presente e di avvicinarci tranquillamente al proprio caos psichico, comprenderlo senza reprimerlo. Gestire così questa “corrente sotterranea” costituita dai pensieri ed avvicinarci alla verità che forse sta solo nel luogo in cui si trova il corpo: auto, bici, cucina, scrivania che sia. “Raccontami la verità: mi tormenterà meno della mia immaginazione” Fontane.
La strada del sentire parte dalla percezione del corpo che può insegnarci molto con la sua presenza, densità, dimensione. Si può iniziare ancorandoci al respiro, osservarlo, anche in questo momento da seduti. Magari proseguire portando l’attenzione sul battito cardiaco o sulle varie parti del corpo alla ricerca di tensioni o blocchi nelle spalle contratte o nella schiena inarcata. Con pazienza e gentilezza verso sé stessi si riprendono per un po’ le redini in mano e la mente dovrà aspettare che il corpo stia bene prima di avere di nuovo attenzione.
Prendiamo consapevolezza anche delle abitudini che ci rendono schiavi e impariamo a valorizzare il nostro tempo. Qual’ è l’ora in cui sono più produttivo, qual è il numero di esatto di sigarette che fumo, quanti passi faccio al giorno, quanti pensieri marci, ammuffiti, sporchi di odio mangia la mia mente? Finché non ne siamo consapevoli affideremo sempre la vita a quel famoso “pilota automatico”, artefice delle nostre reazioni – speso di fuga o di attacco- che non ci permette di essere davvero padroni della nostra vita. “Da quando si studiano i fenomeni psichici, si è compreso che il caso non esiste e tanto meno esiste il destino. Sono prevalentemente le nostre condizioni inconsce a determinare la vita. L’uomo, infatti, ha due possibilità di scelta: o essere condizionato dal destino o essere fautore della propria vita: come diceva Sallustio ‘Fabrum esse suae quemque fortunae’” Carotenuto.
Sul proprio corpo l’uomo deve imparare tutto, assolutamente tutto … Imparare vuol dire prima di tutto imparare a essere padroni del proprio corpo dice D Pennac. Occuparsene consapevolmente può risolvere problemi apparentemente distanti da noi, che per ignoranza attribuiamo a chissà quali ragioni. E ci aiuta a seguire l’esortazione greca: conosci te stesso e conoscerai l’universo e gli dei.
“Noi siamo i sarti e i modelli della realtà che indossiamo, nonostante spesso ci stupiamo di come il mondo che ci circonda sia così coerente con l’idea che ne abbiamo” Florita. Dice Morelli: “Pensi di essere le cose che ti sono capitate, pensi di essere la vita che fai. C’è una vita nascosta, affidati al corpo. La felicità viene dall’interno, non viene dallo sforzo né dai progetti. Allora depotenziamo l’Ego, l’alleato della mente e separiamo questi amici indissolubili che odiano il silenzio, la meditazione e l’ascolto; usciamo dall’inautentico e diamo un senso al tempo come dice Perotti. D’altronde quando c’è il pensiero non può esserci felicità per il semplice fatto che il pensiero stimola un’altra area del cervello. La vera felicità è nel volto dei bambini che giocano e sperimentano fisicità, sorpresa, condivisione: si fidano delle percezioni e meno della memoria o del rimuginare.
Ecco il corpo ha tutte le risposte che cerchiamo. In fondo non siamo altro che eterni viandanti di noi stessi, disse Pessoa, non esiste altro paesaggio se non quello che siamo. “Sii felice per questo momento. Questo momento è la tua vita” Khayyam.

Noi siamo il paesaggio