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Grazie!

By aprile 13, 2021 No Comments

“La gratitudine non è soltanto la principale virtù, ma anche la madre di tutte le altre” dice Cicerone. Essere riconoscenti senza porre condizioni conviene!

Un ricco mercante fece un dono ad un Maestro di un’ingente quantità di monete d’oro per la costruzione di un nuovo monastero. Il Maestro accettò senza dimostrare né entusiasmo né gratitudine. Seccato, il mercante disse: “potresti almeno ringraziarmi”. “E perché dovrei?” gli rispose il Maestro. “È chi dona che dovrebbe essere grato”.

In realtà dice Kafka: “i genitori che si aspettano riconoscenza dai figli … sono come quegli usurai che rischiano volentieri il capitale per incassare gli interessi” ed i politici: “la riconoscenza è solo la speranza di piaceri futuri” G Andreotti. Perché, dichiara F Rochefoucauld, in fondo nella riconoscenza che ci si aspetta per i benefici resi i conti non tornano mai perché l’orgoglio di chi dà e l’orgoglio di chi riceve non possono mettersi d’accordo sul prezzo del beneficio.
Eppure i ricercatori stanno sempre più comprovando che il benessere psico-fisico è strettamente legato al ruolo che la gratitudine ha nella nostra vita. “Grazie” è qualcosa di più di una convenzione sociale, del ricambiare un favore, è piuttosto un sentimento spontaneo, una vera e propria capacità emotiva, perché coinvolge una serie di fattori importanti per il nostro sviluppo psicologico; è uno stato mentale, un’attitudine che ha effetti sul nostro benessere basata su empatia e consapevolezza di sé. “Per trovare la pace interiore pratica il non attaccamento: sii consapevole che niente e nessuno ti appartiene veramente” S Kriyananda
Decidere di coltivarla è un po’ come costruire un boomerang che, una volta lanciato, ci ritorna indietro più ricco e potente di prima. È una forza in grado di cambiare la nostra intera esistenza. “Non mettermi accanto a chi si lamenta senza mai alzare lo sguardo, a chi non sa dire grazie, a chi non sa accorgersi più di un tramonto. Chiudo gli occhi, mi scosto un passo. Sono altro. Sono altrove” A Merini.

Essere grati diventa una concezione di vita, un modo di porsi nei confronti del mondo, una prospettiva che non considera tutto scontato e dovuto. Allude alla capacità, non di “mostrarsi”, ma più profondamente, di “sentirsi” grati per ciò che si è ricevuto o che si possiede. Una specie di “felicità ingiustificata”. Dobbiamo trovare il tempo per fermarci e ringraziare le persone che fanno la differenza nelle nostre vite dice J F Kennedy.
Bene, ma per cosa dovremmo essere grati in questo preciso momento? Chissà “forse Dio vuole che tu conosca molte persone sbagliate prima di conoscere la persona giusta, in modo che, quando finalmente la conoscerai, tu sappia esserne grato” G G Màrquez. Dice Epicuro: “non rovinare quello che hai desiderando ciò che non hai. Ricorda che ciò che ora hai un tempo era tra le cose che speravi di avere. In fondo non conta cosa hai raggiunto ma chi stai diventando e quanto ti concentri sugli aspetti costruttivi.

Cominciamo allora a sintonizzarci sui nostri sensi per sentire il mondo: percepiamo solo ciò che c’è, adesso. Un paesaggio gradevole, un delizioso brano musicale, il profumo del pane appena sfornato, il sapore di una pietanza prelibata, il tocco piacevole sulla pelle delle lenzuola appena stirate. “Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatré volte” A de Saint-Exupery.

Il semplice fatto di apprezzare implica una liberazione personale, guida il cervello dove non risiedono rancori e frustrazioni. Inoltre permette di imparare ad evitare gli inganni della memoria, responsabili di creare storie incomplete che sembrano, parafrasando S Bersani, la copia sbiadita di mille riassunti veloci. Recenti studi confermano che il solo porsi la domanda è abbastanza potente da cambiare la chimica del nostro cervello, modificare i nostri paradigmi mentali e vedere la vita per quello che realmente è.
“La maggior parte degli esseri umani hanno una capacità quasi infinita di prendere le cose per scontate” A Huxley. Bene, soffermiamoci allora sulle piccole cose: respirare, correre, parlare, condividere un sorriso. “A volte, la cosa più importante nell’arco di una giornata è la pausa che facciamo tra due respiri profondi” E Hillesum. Sperimentare senza timore verso i potenziali mutamenti, in fondo vivere è cambiare; è questa la lezione che ci insegnano le stagioni dice P Coelho. “Benedetti siano gli istanti, i millimetri e le ombre delle piccole cose” F Pessoa. Del resto se non siamo grati delle cose che già abbiamo come possiamo sperare di ricevere le cose che ancora non abbiamo ma che desideriamo?

Chi non ringrazia per poco, non ringrazia per molto dice un proverbio estone, quindi cos’è la gratitudine? Una calamita di gioia e prosperità, un potente catalizzatore; in una sola parola energia. Quel potere che ci conduce ad una connessione più profonda con la vera natura, generosa, del mondo. W D Wattles afferma:” noi siamo sostanza pensante e la sostanza pensante prende sempre la forma di ciò che pensa” e “la mente grata è costantemente fissa sul meglio; perciò, tende a diventare il meglio”.
Invece agli esseri umani piace pensare di reagire ad un mondo oggettivo, quando, al contrario, reagiamo ad un mondo interiore, soggettivo; così potente da interagire con la realtà al punto che la nostra famosa oggettività in effetti non esiste. Ogni cosa su cui ci si concentra, cresce e si espande nel tempo: siamo potenti co-creatori della realtà. Se ci alleniamo ad essere grati, avremo maggiori probabilità di imbatterci in eventi e situazioni in linea con tale stato mentale in quanto l’attenzione si sposta su ciò che funziona e nel tempo incoraggia il nostro cervello a cercare temi più costruttivi anziché distruttivi. Così nel giardino della nostra mente, dove i semi sono i pensieri, la gratitudine ci aiuta ad innaffiare i fiori anziché le erbacce.

Ecco la mente non è soltanto un filtro tra l’esterno e l’interno, ma è una componente in grado di generare e modificare molti dei nostri vissuti. Dà un significato alla realtà e non il contrario al punto che, incamminarsi casualmente su una strada sbagliata o essere incapaci di adattarsi, spesso conduce alla psicopatologia. Dice A Huxley:” la realtà non è quello che accade, ma ciò che facciamo con quello che ci accade”.
Una sensazione di gratitudine parte da una percezione di soddisfazione nei confronti di sé stessi e della propria vita come, all’opposto, risentimento e rabbia sono espressione di una insoddisfazione nei confronti della propria esistenza. “Ho imparato il silenzio da chi parla troppo, la tolleranza dagli intolleranti, la gentilezza dai malvagi; e, per quanto possa sembrare strano, sono grato a questi insegnanti” K Gibran. La gratitudine rende la vita a colori ed è un vero antidoto all’invidia, gelosia, astio, livore che sono l’opposto di generosità, altruismo, compiacimento, compassione.

Non si tratta di una forzatura nell’essere felici in ogni circostanza, magari solo un invito come dice Z Ziglar a “non farti distrarre dalle critiche. Ricorda che il solo assaggio del successo che hanno molte persone è quando ne mordono un pezzo da te”. Infatti “l’invidioso non ha un Io forte, ben strutturato, ma si appoggia sempre a un Io gregario” V Andreoli. I vissuti di invidia fanno sì che l’altro, l’oggetto invidiato, possegga qualcosa che tu non potrai mai avere: questa visione genera in te uno stato d’impotenza insopportabile e il bisogno urgente consiste nel distruggere ciò che l’altro possiede. Nel non vedere mai più ciò che tu invidioso non puoi possedere, perché ciò fa sentire all’invidioso la sua totale impotenza e dipendenza.
“La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione” C Rogers. Non si tratta solo di saper dare: anche il saper prendere dagli altri e poterlo ammettere con riconoscenza rappresenta una sfida e una delle più importanti conquiste per la psicologia di ognuno di noi. “Vivi per te stesso e vivrai invano; vivi per gli altri e ritornerai a vivere” B Marley.
Quando aiutiamo un estraneo da cui non possono arrivarci vantaggi diretti, nel cervello si attivano aree cerebrali diverse a seconda di ciò che aspettiamo dal nostro gesto. Se speriamo che la nostra generosità sia riconosciuta socialmente, si attiva una regione che sovrintende ai processi cognitivi di ordine superiore. Se invece siamo convinti che saremo ripagati da una terza persona si attiva una regione che implementa i processi emotivi.

La scoperta del correlato neurale delle diverse forme di altruismo rappresenta un contributo importante al dibattito sull’origine di questo comportamento. “L’egoista non è quello che vive come gli pare e piace, ma quello che chiede agli altri di vivere come pare e piace a lui; l’altruista è quello che lascia che gli altri vivano come pare e piace a loro …” O Wilde.
Può sembrare un paradosso ma mettersi a disposizione degli altri non fa bene solo a chi riceve il nostro aiuto ma anche a noi che lo diamo, è legato alla nostra storia evolutiva. Gli esseri umani infatti si sono evoluti grazie ad una capacità di collaborare molto più spiccata rispetto ad altre specie che la natura ha agganciato al piacere generato dall’essere altruisti.
Nell’intento altruista e nella gratitudine si attiva l’ipotalamo, la parte del cervello che regola importanti funzioni corporee come l’appetito, la temperatura, il metabolismo, la crescita. Questo controlla anche il sonno per cui, focalizzarsi sulle cose per cui siamo riconoscenti, prima di addormentarsi, induce una conciliante risposta di rilassamento.
Recenti studi sul tema hanno evidenziato benefici per la salute quali: miglioramento del ritmo cardiaco, produzione di ormoni utili come il DHEA anti-invecchiamento, aumento delle funzioni cognitive e rafforzamento del sistema immunitario. Secondo il MARC dell’UCLA esprimere regolarmente gratitudine cambia la struttura molecolare del cervello, porta ad una riduzione del 10% della pressione arteriosa e del cortisolo (ormone dello stress).
La gratitudine spiega il nostro passato, porta pace al presente e crea una visione per il domani” M Baettie. Non è qualcosa con cui si nasce, ma è una virtù che si può coltivare con una serie di pratiche; tecniche per “ingannare” il cervello e condurlo verso il meglio. Se empatia e autoconsapevolezza ne sono i pilastri, per sviluppare questo sentimento dobbiamo lavorare, come dice G Nardone, sulla nostra capacità di entrare in sintonia con gli altri e di comprendere noi stessi. La gratitudine si deve rivolgere non solo verso gli altri ma soprattutto verso sé stessi e la propria vita anche quando le cose non vanno secondo le aspettative.

”Se la sola preghiera che dirai mai nella tua vita è –grazie-, quella sarà sufficiente” M Eckhart. Esiste una stretta correlazione tra infelicità e assenza di gratitudine; in fondo la felicità non è ciò che hai ma quanto riesci ad apprezzarlo ed è inutile cercarla fuori da te stesso. Mentre l’euforia è legata ad accadimenti esterni come sorprese, novità, innamoramento; la felicità è uno stato emotivo vicino alla gioia che produciamo piano piano in noi stessi. È enormemente più possibile, più facile da generare e mantenere, perché è basato sulle proprie reazioni interne a ciò che capita. Ha la sua base biologica nel cervello, può essere attivata e diventare uno stato stabile della mente. Come concludeva Epicuro nella lettera sulla felicità: … non sembra più nemmeno mortale l’uomo che vive tra beni immortali.

“Alcune persone pensano che il lusso sia l’opposto della povertà. Non lo è. È l’opposto della volgarità” C Chanel. Al lusso ci si abitua in fretta e spesso si mette in moto una faticosa escalation. Invece di educare la mente a desiderare ciò che non si ha esercitiamo la gratitudine per apprezzare ciò che già si possiede. È una scelta da porre alla base di tutto: prestare attenzione al mondo che ci circonda con degli occhi diversi alla ricerca dei motivi per essere grati. È un atteggiamento contro intuitivo perché abbiamo la tendenza a preoccuparci di ciò che è pericoloso e non di ciò che è sicuro e positivo.
Prendiamo la buona abitudine, prima di andare a letto, di scrivere un elenco delle cose per le quali siamo riconoscenti: persone (amici), luoghi (parco), cose (musica) ovvero gesti, situazioni, sorprese. È dimostrato che riduce del 30% il livello di depressione. Secondo O Winfrey iniziare a fare un giornale della gratitudine è stata la miglior decisione che avesse mai preso. Basta rileggerlo dopo una settimana per stupirsi di quanto siano numerose rispetto a quelle stimate.
Infatti la scrittura a mano attiva le reti neuronali, consente di registrare meglio le informazioni e di iniziare a ristrutturare la nostra visione del mondo. Allora ci sembreranno fuori luogo quegli atteggiamenti arroganti, spocchiosi, vittimistici e lamentosi che così spesso vediamo nell’uomo moderno. “Niente è più pratico di una buona teoria” K Lewin.
Poi si può prendere dalla lista una cosa e chiedersi, come mai è successa, chi l’ha donata e a chi essere grati magari scrivendogli un messaggio. Più dai più hai dice Mazzucchelli, più pratichi la gratitudine, in maniera sincera e disinteressata, e più ne troverai, più rinforzerai i muscoli della felicità. “Il segreto per attrarre l’abbondanza nella vita è la gratitudine” Kriyananda.
“Alziamoci in piedi per ringraziare per il fatto che se non abbiamo imparato molto, almeno abbiamo imparato un po’, e se non abbiamo imparato un po’, almeno non ci siamo ammalati, e se ci siamo ammalati, almeno non siamo morti. Perciò siamo grati. Ci sarà sempre qualcosa per cui vale la pena di ringraziare” Buddha.
Al mattino ci solo le idee, la sera i sentimenti dice G Stein. “La sera che così m’interroga” puntualizza F Nietzsche. Perciò, quando arriva, facciamo il pensierino della sera … anzi tre! Prego largo alla gratitudine e: “sii felice per questo momento. Questo momento è la tua vita” O Khayyam.

Marco Biagioli

Author Marco Biagioli

Marco Biagioli, consulente finanziario e pubblicista, collabora a diverse testate finanziarie. tel 3483856053

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